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“Questa è la prima settimana di coworking (ambiente di lavoro condiviso), un progetto su cui sto lavorando”, così Brand Neuberg scriveva sul suo blog nell’agosto del 2005.

Programmatore di Silicon Valley, Neuberg aveva da poco lasciato il suo lavoro presso una grossa società per lanciarsi verso una più libera carriera da freelance, ma la libertà aveva coinciso con la solitudine. Fu così che Neuberg lanciò Spiral Muse, uno spazio di lavoro condiviso aperto a soli freelance, a cui offriva delle scrivanie, una cucina,una stanza per meditazioni e massaggi. L’esperimento non funzionò, dopo solo un anno di vita Spiral Muse chiuse, ma Neuberg fu il primo ad utilizzare il termine coworking e per questo si fa risalire a lui il primo esperimento di ufficio condiviso. Neuberg anche se in uno stato embrionale aveva sperimentato quello che oggi è a tutti gli effetti un vero e proprio fenomeno culturale, un nuovo modello di lavoro basato sullo scambio e sulla collaborazione, la parola d’ordine di questa nuova filosofia è senza ombra di dubbio “contaminazione”.

Il coworking quindi non è solo una soluzione logistica, un servizio di affitta uffici, ma un vero e proprio acceleratore di creatività. I ritmi di crescita di questo nuovo modo di lavorare sono elevatissimi, basti pensare che solo nell’ultimo anno gli spazi di coworking sono aumentati del 50%, e la percentuale è destinata a crescere.

In un’epoca in cui il lavoro viene svolto prevalentemente online, grazie al cloud computing, i lavoratori necessitano di poche attrezzature specifiche e di uffici uniformati, anche a differenza di mansioni: una postazione può essere condivisa fra professionisti che operano in campi diversi e le diverse postazioni si equivalgono fra loro. Non è più necessario possedere un ufficio quando è possibile ottenere gli stessi benefici noleggiandolo, risparmiando ed in più beneficiando di un ambiente stimolante.

Più in generale il lavoro appare destinato a diventare basato su connessioni fra individui rette dalla fiducia reciproca, scambi fra pari capaci di portare benefici ad entrambe le parti, in un’ottica di accrescimento comune. La maggior parte dei compiti verrà svolta online, e proprio grazie ad internet la collaborazione sarà incentivata al punto da rendere labile il confine fra produttori e consumatori.